L'ultimo pakistano - a difesa dell'avv. Canestrini
Pubblicato il 23/02/2015
L’onorevole Salvini si meraviglia del fatto che un cittadino pakistano, destinatario di un provvedimento di espulsione, abbia “trovato un avvocato disposto ad assisterlo”, proponendo ricorso presso il competente Tribunale amministrativo. E se ne meraviglia perché l’espulsione sarebbe dovuta al fatto che costui avrebbe utilizzato la bandiera dell’ISIS sul suo profilo face-book ed inneggiato a posizioni estremistiche e per tale ragione non avrebbe avuto diritto alla difesa. Noi francamente ignoriamo quale sia il criterio che ispira tale opinione e quale sia la selezione di reati, di fatti illeciti o contrari all’ordine pubblico, per quali il diritto di difesa dovrebbe essere escluso. Ma ciò che davvero ci preoccupa è che, a fronte dell’ovvio principio che anche gli ultimi accusati dell’ultimo più spregevole delitto debbano godere, in un paese civile e democratico, del medesimo diritto di libertà, si sia invece sollevata una ridda di “mi piace” ed una congerie di espressioni adesive che si è presto mutata in una grave orma di intimidazione e di linciaggio morale dell’avvocato Canestrini, Presidente della Camera Penale di Trento. Il che dimostra che l’improvvida e rozza uscita del deputato europeo trova purtroppo spazio in un sentimento collettivo, lasciato sedimentare con troppa noncuranza da tutti coloro che avrebbero avuto il dovere di tenere invece alta la tutela dei diritti civili e delle libertà. Un sentimento che irragionevolmente confonde l’avvocato con il suo assistito, la funzione difensiva con la difesa del delitto, sovrapponendo in maniera strumentale due concetti che devono essere tenuti sempre distinti e dimenticando del tutto che l’art. 24 della nostra Carta costituzionale sancisce la inviolabilità del diritto di difesa e che ogni avvocato ha il dovere di esercitare in maniera indipendente e libera da condizionamenti, senza che nessuno possa sindacare l’esercizio di un’attività difensiva solo perché svolta in favore di chi è accusato di fatti umanamente riprovevoli, spregevoli o socialmente pericolosi (come la pedofilia, l’appartenenza mafiosa o il terrorismo). E, tuttavia, non possiamo qui non ricordare che l’idea che vi siano reati di serie A e di serie B, che i diritti di difesa e di altre libertà civili possano essere concessi condizionalmente, eventualmente sottratti o dimezzati in relazione all’accusa ed al caso concreto, non costituisce altro che il fondamento di quell’ideologia malsana e corruttrice che sta alla base del “doppio binario”. Il che ci impone di ritenere che l’onorevole Salvini e la sua rumorosa e irresponsabile claque, non siano affatto gli autori di questa assai discutibile messa in scena, ma semplici comparse che si muovono su di un canovaccio purtroppo scritto da altri assai più responsabili autori, che non comprendono il danno che una simile cultura illiberale ed autoritaria arreca alla democrazia di un paese. Lo sa invece l’avvocato Canestrini che nel difendere i diritti dell’ultimo pakistano, difende i diritti e le libertà di tutti noi, anche quelle dell’onorevole Salvini.